L’epoca del Coumadin è finita ?

La fibrillazione atriale è una aritmia molto comune che si può presentare in ogni età della vita ma, come accade per tutte le malattie, è più frequente nelle persone più in là con gli anni. Sarebbe una aritmia molto banale se non fosse per un paio di problemi (non da poco) che spesso si tira appresso.

Il primo: la palpitazione.

Il battito cardiaco normalmente non viene percepito. Si fa “sentire” quando siamo sotto sforzo (una corsa, una salita di scale, una forte emozione) o quando siamo particolarmente preoccupati per qualche problema, casomai anche di famiglia. Quando si percepisce il battito e non siamo nelle condizioni suddette, può essere molto disturbante (può accompagnarsi ad affanno, stanchezza inspiegabile, incapacità di fare uno sforzo) e addirittura richiedere il ricorso al Pronto Soccorso. E’ allora bene farsi controllare il cuore dal proprio medico di famiglia. Se egli lo riterrà opportuno, solo un elettrocardiogramma (in corso di sintomi) può dare tutte le informazioni necessarie a fare la diagnosi.

Il secondo: il rischio di ictus cerebrale.

Per un complesso problema di “emodinamica”, la fibrillazione predispone alla formazione di coaguli all’interno delle camere cardiache. Essi possono di qui spostarsi e fermarsi nelle arterie del cervello, bloccando l’afflusso di sangue: dopo qualche istante compaiono i sintomi dovuti al mancato funzionamento della parte di cervello colpita (paralisi o forza scarsa in una gamba, in un braccio, disturbi della parola, incapacità a riconoscere persone e cose ecc. ecc.) e se tale flusso non si ripristina rapidamente questi danni possono essere permanenti.

Le cure

Per lungo tempo la palpitazione è stata curata con la digitale, un farmaco di origine vegetale, che facilmente si accumula nel sangue e può intossicare l’ammalato (era infatti un veleno usato nel medioevo), a dimostrazione che i cosiddetti “prodotti vegetali” non sono per niente innocui !

Oggi si usano altre molecole, più sicure e maneggevoli.

Ma per scongiurare il pericolo di ictus, invece, ancora oggi il Coumadin (o il Sintrom) è un farmaco largamente usato.

E’ ben noto che esso, per prevenire l’ictus, sia molto efficace: certamente lo è più dell’Aspirina o delle “siringhe sulla pancia”, la Calciparina, che pure sono spesso usati in questi casi. Entrambi i farmaci (Aspirina e Calciparina) non dovrebbero essere più prescritti per la fibrillazione.

Il Coumadin invece ha ridotto moltissimo l’incidenza di ictus.

Tuttavia è altrettanto noto che questo prodotto richiede controlli frequenti della coagulazione (poiché il suo scopo è proprio quello di scoagulare il sangue). Per evitare un sovra-sotto dosaggio (e quindi una terapia poco efficace o addirittura pericolosa) è quindi necessario eseguire periodicamente un prelievo di sangue sul quale testare l’efficienza del farmaco: una bella scocciatura !

Inoltre è altrettanto noto che è consigliato evitare di mangiare alcuni alimenti (le verdure a foglia larga) che riducono l’efficacia della terapia.

Infine, nonostante la massima cura, l’anticoagulazione del sangue non è costante. Molto spesso l’INR (che è il numeretto magico che ci informa se la cura è corretta o meno) oscilla molto, si alza e si riduce, segno che il farmaco fa più o meno effetto rispetto a quanto sarebbe giusto.

Per tali problemi quindi, da tempo, le aziende farmaceutiche hanno cercato di trovare delle alternative.

Da cinque o sei anni alcune ci sono riuscite e, limitatamente alle persone con fibrillazione atriale senza danni alle valvole, è possibile prescrivere, in ospedale, i nuovi farmaci anticoagulanti che possono, con sicurezza, sostituire il buon vecchio Coumadin.

Oltre alla premessa (fibrillazione e valvole cardiache in buone condizioni) è necessario eseguire delle analisi di laboratorio per assicurarsi che rene e fegato funzionino decentemente. Dopo queste analisi, sarà possibile prendere uno dei nuovi farmaci anticoagulanti e liberarsi dalle limitazioni del Coumadin.

Ma il maggior vantaggio che questi nuovi prodotti hanno è la riduzione delle emorragie cerebrali. Il trattamento anticoagulante vecchio infatti può provocare emorragie in qualunque parte del corpo. Ovviamente una perdita di sangue dal naso o dallo stomaco o con le urine non è generalmente preoccupante, Cosa ben diversa è quella nel cervello che, in una persona in là con gli anni, può essere devastante.

L’emorragia infatti, pur essendo più rara dell’ictus ischemico, può comportare danni permanenti maggiori.

I nuovi farmaci hanno ridotto il rischio di emorragie cerebrali, pur non riducendo l’efficacia antitrombotica. Un bel passo avanti.

I giovani e la fibrillazione atriale

In rari casi i giovani possono avere episodi di fibrillazione atriale. Devono essere trattati anche loro con l’anticoagulante ?

Per questa decisione si fa ricorso a degli “score” di rischio, si calcola cioè un punteggio sulla base di alcuni fattori di rischio coesistenti (sesso – le femmine sono più a rischio – ipertensione arteriosa, diabete, pregressi accidenti cerebrali, malattie vascolari ecc. ecc.) e si può così prendere una decisione oculata.

Generalmente non vengono trattati con gli anticoagulanti. Il rischio tromboembolico infatti è generalmente basso. Ma la presenza (non rara) di altri elementi di rischio (familiarità, fumo, obesità, colesterolo alto ecc.) può consigliare comunque di prendere un anticoagulante. Questa potrebbe essere una occasione per correggere il proprio stile di vita: eliminare il fumo, scendere di peso in maniera signicativa, correggere pressione, diabete e colesterolo. E scegliersi un altro paio di genitori !!